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PARTITA IVA: Quando bisogna aprirla?

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Partita IVA. Risponde il commercialista: “Quando Bisogna Aprirla?”

In Italia, la partita IVA è obbligatoria per svolgere qualsiasi attività di impresa o di lavoro autonomo continuativa ed è necessaria a prescindere dal volume di affari prodotto.

Non è vero, come si pensa, che l’obbligo di apertura della Partita Iva scatta solo quando il volume di affari supera 5.000 euro lordi l’anno. La soglia dei 5000€ di cui sentiamo spesso parlare, riguarda l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS per il versamento dei contributi.

La partita Iva serve tutte le volte in cui si svolge un lavoro autonomo, sia esso di carattere professionale, imprenditoriale, in forma individuale o societaria.
Ad esempio realizzare un e-commerce è un’attività professionale e continuativa a prescindere dal numero di vendite, perché il sito è sempre online e potenzialmente può produrre reddito.

Quindi, a meno che non siate lavoratori dipendenti, dovete sempre avere una partita Iva.

Costi, Regimi e Tasse

L’apertura della partita iva è di per sé gratis.

Tuttavia, però, ci sono dei costi di gestione e, ovviamente, dopo l’apertura si dovranno iniziare a pagare i contributi all’INPS che il proprietario di partita IVA è sempre obbligato a pagare anche in assenza di ricavi e le tasse, che cambiano in base al regime fiscale applicato. Esistono, infatti, due regimi fiscali per la partita IVA: il regime forfettario e il regime ordinario. La scelta dipende da molti fattori come il settore in cui si opera e il fatturato annuo. Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato previsto per chi ha un fatturato annuo inferiore a €85.000. Questo regime consente un risparmio sulle tasse con un’aliquota del 15%, ridotta al 5% nei primi 5 anni di attività. Inoltre, in questo regime non si applica l’IVA. Il regime ordinario, invece, si applica a chi non ha i requisiti del forfettario. In questo caso, sono previste percentuali di tasse più alte e una contabilità più complessa. Tuttavia, con questo regime fiscale si possono scaricare i costi dell’attività. Ad esempio, è possibile scaricare l’affitto di uno studio e l’acquisto dei beni aziendali.

Cosa succede se apro una P.Iva e non guadagno?

Se apri una partita Iva ma poi non fatturi non andrai incontro a nessuna conseguenza, di tipo fiscale. Non essendoci ricavi o compensi, non ci sono tasse da pagare: indipendentemente dal regime fiscale che adotti, infatti, le tasse vengono calcolate in percentuale sugli incassi che ottieni quindi se non incassi nulla, le tasse saranno pari a 0. Tuttavia, ci sono dei costi da sostenere, come quelli per la contabilità, il diritto camerale annuale e l’INPS.

Il titolare di Partita IVA a reddito zero è tenuto ad inviare comunque la dichiarazione dei redditi specificando “zero” nella casella delle somme percepite durante l’anno di imposta a cui si fa riferimento.
Puoi farlo in autonomia o affidandoti ad un commercialista.

Un lavoratore dipendente può apre una P.Iva?

Un dipendente PRIVATO può aprire partita IVA (ditta individuale, libero professionista o società), mantenendo in essere il proprio contratto come lavoratore dipendente, a patto che non vi sia concorrenza tra le due attività.

Inoltre, la legge di Stabilità per il 2016 ha introdotto la possibilità di accedere al regime forfettario per i lavoratori dipendenti che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati per un importo inferiore a 30.000 euro.

Al contrario, tutti i lavoratori della Pubblica Amministrazione sono vincolati dall’obbligo di esclusività. Il dipendente PUBBLICO, infatti, deve svolgere il proprio lavoro in maniera esclusiva per l’ Amministrazione a cui appartiene. Questo obbligo, non consente, quindi, al lavoratore dipendente che opera nel pubblico impiego di operare anche in forma autonoma.

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